Se ne è andato Manno Manni. Chi l’ha conosciuto sa che sto parlando di una bella persona, un vero amico e un grande contenderista. Assieme a Mario Mambro e Bruno Intreccialagli faceva parte del nucleo di pionieri che ha fatto crescere il Contender in quarta zona, per molti anni una delle flotte più importanti e numerose della classe.
Era un grande sportivo, Manno: era fortissimo sugli sci (faceva discesa libera), ha fatto parte della Nazionale di tiro a volo (terzo agli Europei) ed è stato tra i primissimi a salire sul windsurf. Con la tavola a vela ha girato il mondo, incontrando e sfidando i grandi miti di quel nuovo aggeggio appena nato.
Le novità piacevano a Manno, a cominciare da quelle più difficili da comprendere e domare. Con il Contender è stato amore a prima vista: veloce come un windsurf, impegnativa come il muro delle Tofane, quella barca bella e impossibile sembrava perfetta per lui. E poiché all’appello gli mancavano una trentina di chili (era un peso piuma) fece l’unica cosa da fare: specializzarsi nel vento leggero. In poco tempo Manno diventò il re delle ariette: perfetto nella conduzione, puntuale nei salti di vento. Appena l’anemometro scendeva, lui era il primo a girare le boe salutando, con il consueto garbo, campioni come Andrea Bonezzi, Luca Polenta o Giovanni Bonzio. La battuta che girava – con riferimento alla Peroni, azienda di famiglia – era che con le bonacce Manno dava “la birra a tutti”.
Nella sua bella casa di Trevignano, tra le tante coppe dei tanti sport, c’era una foto di lui, riccioli e bandana, sopra un windsurf. Dicono che da giovane fosse bellissimo e che le ragazze cadessero tutte davanti a quegli occhi azzurro chiaro. Mise la testa a posto quando conobbe Violetta, sua moglie e suo grande amore assieme alla figlia Vanessa e alla nipotina Olivia.
La ricerca di nuove sfide e nuovi mondi lo portò pochi anni fa a scendere dal Contender e salire su tante altre barche: Dinghy, Sunfish, Classe A… Rimase affascinato dall’arrivo dei foil e passava ore al computer per studiare la teoria di quegli aggeggi volanti. Il suo rimpianto, negli ultimi tempi, era di non avere più le forze per partecipare a quella che definiva “la più grande rivoluzione nella vela dai tempi dei fenici”. A noi che l’abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto bene viene alla mente un pensiero impossibile: e se lo facesse proprio adesso? Forza Manno, forza: cazza, schiena… e vola.
PS
Visto il legame che univa Manno al Contender ho una proposta da farvi: e se gli dedicassimo la prima Nazionale del prossimo anno? Sarà a Santa Marinella in quarta zona, un posto e un mare che lui conosceva bene e amava molto. Lo chiameremo Trofeo Manno e si terrà il 18 e 19 marzo. Segnatelo sulle agende: non potete, non possiamo mancare.
Luca Landò