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Il podio di Follonica con Casadei Over 60 e Giuliano Under 30
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Anonimo Chiavarese

Ferrari monta il diesel. E vince il Rally di Follonica

Tanto sole, poco vento ma sei belle regate con trentuno barche. E in un campo ricco di insidie contano più i piazzamenti delle singole prove vinte

Sole, sole e ancora sole. Che altro? Già, il vento! Perché quello di Follonica del 13 e 14 luglio non è stato solo uno splendido tuffo nell’estate più calda ma anche, soprattutto, il quarto appuntamento della nostra Ranking List, al secolo Trofeo Carlini. Ora vi racconto com’è andata ma prima vorrei insistere sul sole e sul termometro (38, 39?) perché dopo la Nazionale di Malcesine del mese prima, con la muta pesante e la neve sul Brenta, fa un certo effetto uscire in lycra e calzoncini. E ancora di più entrare con la barca nell’acqua verde, trasparente e persino calda. Regata o vacanza?

Nel dubbio vi dico subito che siamo in trentuno, che ci sono i quattro moschettieri di Kiel (Marco, Antonio, Luca e Daniel), che c’è un giovane davvero giovane (si chiama Edoardo Giuliani e viene da Ispra) e un altro un po’ meno giovane (si chiama Patrone e viene da Voltri) che annuncia “il prossimo anno smetto” (tranquilli, lo ripete da dodici anni…). E c’è Marco Giraldi (Svizzero? No, Novi!) partito da Lugano in mezzo alla grandine e alla tormenta che ha abbattuto alberi e devastato il porto. Insomma, ci siamo.

Venerdì usciamo a provare ma solo per scoprire che la mitica termica di queste parti a volte fa cilecca. Ci consoliamo la sera con quello che si rivelerà il bordo migliore della giornata: si chiama “Giardino di Cri” ed è un ottimo ristorante di pesce scoperto da Lambertini a due passi dal circolo.

Sabato si comincia. Al breafing i locals dicono che sarà una giornata con tanto caldo e niente vento. Per fortuna che anche i locals toppano, perché sul caldo africano siamo tutti d’accordo, mentre sul vento… certo, niente mano di terzaroli ma otto-dieci nodi ci sono tutti. E che fai, li butti via?

Partiamo con un 220 insieme alla convinzione, in molti di noi, che la termica entrerà e il vento girerà a destra, giusto? Manco per idea. Perché alla trombetta dell’ultimo minuto Eolo fa una bella svolta a sinistra. Di venti gradi. E la regata finisce lì, con quelli partiti in boa che salutano tutti e vanno a vincere facile: primo Luca Bonezzi, secondo il megapresidente Roberto Mazzali e terzo Paolo Mascino.
Alla seconda prova il vento è sempre da 200 ma la linea è ancora quella pensata per il 220: partenza secca in boa e virata in layline o poco prima. Il vento sale e alla bolina compare la Oscar accompagnata da un urlo belluino: è il Segretario che, da quando solleva pesi, ha preso il vizio di “caricarsi di energia” prima di darci dentro con le pompate… Chi non urla, ma cammina come un aliscafo è Marco Ferrari che per cancellare il mesto decimo della prima prova (bordo a destra in cerca del termico) si porta a casa un netto primo davanti a Luca Bonezzi e Fabrizio Onofri.
Alla terza il vento cala sotto i dieci nodi e il Comitato, curiosamente, ci fa partire con la Romeo che sventola, giusto per ricordarci che la Oscar della regata prima è stata ufficialmente annullata. Linea sempre storta e partenza sempre in boa. Ad allungarsi sono soprattutto Bonezzi e Lambertini: al primo scappa il pedale della frizione e si becca un Ocs insieme a Mascino, mentre “Lamborghini”, dopo due prove opache, non sbaglia un bordo e vince alla grande davanti a Mazzali e Daniel Chiesa.

La classifica del primo giorno è un tripudio di passi falsi come il 17 di Casadei, il 18 di Chiandussi, il 10 di Ferrari, il 12 di Lambertini, il 21 di Albano, la squalifica di Mascino e di Bonezzi… Chi non perde colpi è Roberto Mazzali che con un secondo, un quarto e un secondo vince il premio della regolarità muovendosi agile in un campo difficile per salti, buchi, corrente. E persino alghe.
A terra, circondato da trenta “umarèl” (quelli che ti guardano mentre lavori e non stanno mai zitti) Chiandussi monta un albero supermorbido di Luca: sarà meglio del vecchio? Alla sera ottima cena al circolo a base di gnocchi al ragù di pesce e seppioline in umido: what else?

Domenica è prevista più aria ma le previsioni, lo sappiamo, lasciano sempre il tempo che trovano. Che in questo caso è cielo sereno, sole africano e un tubo di vento. A mezzogiorno qualcosa si muove e infatti entriamo in acqua con un 210 sugli otto nodi che a volte sono sei o anche meno. Sarà l’albero, sarà il peso o molto più semplicemente il manico, ma in queste condizioni Chiandussi è praticamente imbattibile: si appende al trapezio (sì, trapezio) e saluta tutti vincendo con un distacco imbarazzante davanti a Ferrari e a Chiesa.
Alla seconda il vento cala ancora e Chiandussi ringrazia: altra prova e altro primo davanti a un redivivo Mascino e un ritrovato Albano. E poiché il vento (si fa per dire) resta quello di prima, il nostro “Arbre Magique” azzecca il tris davanti a Ferrari e Casadei.

E’ lui il vincitore della Nazionale? Neanche per idea, perché al Rally di Follonica, pieno di trappole e insidie, non contano le vittorie ma la regolarità. Lo capisce Marco Ferrari che, per una volta, abbandona i panni del centometrista per vestire quelli del maratoneta: più piazzamenti che primi posti. Più diesel che benzina. Così, dopo la Nazionale ventosa di Malcesine vinta con tre primi su tre, si porta a casa anche quella più leggera di Follonica con un primo su sei. E la conferma che – arietta o ventone, diesel o benzina – il più veloce è sempre lui.

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