“Benvenuti a Bracciarda: si chiama Bracciano, ma sembra il Lago di Garda”. Lo so: è l’incipit di un articolo scritto parecchi anni fa per raccontare di una Nazionale particolarmente ventosa, ma non è colpa mia se il piccolo grande lago si è montato di nuovo la testa. Così, vuoi per invidia o forse per orgoglio, eccolo rispondere nodo su nodo alle giornate iridate di Malcesine.
Ma partiamo dall’inizio, dunque da giovedì, quando cinque fortunati (meglio dire “contenderisti ostinati”) si presentano al Planet Sail con l’idea di fare un po’ di allenamento. E che allenamento: per due ore abbondanti Antonio, Egidio, Bruno, Piero e il sottoscritto planano felici con 24 nodi e – udite, udite – acqua calda. Come il Pelér, insomma, ma molto più gradevole. E non è finita, perché il giorno dopo il laghetto concede il bis: qualche nodo in meno (18-20) ma sempre tanti e sempre belli. Tanto che le ore di allenamento aumentano, interrotte per volere del sole che inizia a calare.
Sabato arrivano gli altri, soprattutto da Ancona. Siamo solo quindici e questo è un dolore, perché dopo una stagione con Nazionali da 36, 38, 40 iscritti per non parlare dell’affollatissimo Mondiale, fa male vedere così poche barche. Ma il rammarico dura poco, perché fuori ci sono di nuovo le ochette, i nodi frullano (16? 18?). E l’acqua è sempre calda.
Partiamo con 230 sulla bussola ma il riferimento è la boa perché il vento, quel vento, sembra John Travolta ne “La febbre del sabato mattina”: 210, 250, 220, 240… Balla lui e balliamo anche noi. Il bordo buono sarebbe a sinistra, ma quando vedi quelli da destra passare da straultimi a superprimi cominci a capire che le regole sono saltate. Tutto perduto? Neanche per idea, perché prima della boa i giochi si riaprono tra buchi, raffiche e salti. E lo schema si ripeterà nella seconda bolina e nella poppa finale trasformando quella che poteva essere (solo) una regata di pura follia, in una prova appassionante in cui sai che, anche quando sei dietro, te la puoi, anzi te la devi giocare fino all’ultimo. Il più bravo, in questo gioco difficilissimo di previsione e ostinazione è Paolo Mascino che, tra alti e bassi azzecca, tiene duro fino alla fine e chiude primo davanti al “solito” Lambertini e al sempre più veloce Egidio Babbi.
Ma la cronaca dice anche altro. Come la randa di Chiara Rizzi che viene giù per la drizza che si è rotta. O come l’arrivo in quarta zona di due nuovi amici: Alessandro Cassano e Federico Rossignoli. E come si diceva un tempo: Ce n’est qu’un debut, continuons le combat. Benvenuti!
Arrivati i Vaurien (sì, ci sono anche loro) si parte per la seconda prova: stessi nodi e stessi salti. Il più bravo, sulle montagne russe, è ancora Mascino che chiude sempre davanti a Lambertini e a un bravissimo Onofri venuto a Bracciano per battezzare la sua nuova Epoxy.
Il vento tiene ma un temporale sopra Trevignano non promette nulla di buono. Anzi, suggerisce che entro breve l’aria potrebbe cambiare o addirittura sparire. Così, mentre i Vaurien arrivano di poppa, il Comitato (molto bravi, diciamolo) ci fa partire in fretta e furia. Anche troppa, perché un bel po’ di barche, tra cui quella bianca di Mascino, sono andati laggiù in rilassata attesa. Morale: Paolo taglia la linea di partenza con due minuti e cinquanta di ritardo, lanciandosi all’inseguimento di un Lambertini che non sbaglia nulla e chiude primo. Secondo è Babbi (ve l’ho detto che è sempre più veloce) e terzo Fabrizio Onofri detto Epoxy. Quarto, e questa è la notizia, chiude Paolo Mascino, autore di un recupero da manuale.
Alla sera fettuccine alla lepre e cinghiale in salmì dal mitico Viceré di Canale Monterano. Che dite? Non conoscete Viceré? Beh, nessuno è perfetto ma potete sempre ravvedervi. E lo stesso vale per Canale, in particolare per i resti di quel paesino antico abbandonato nel Cinquecento…
Domenica c’è sempre l’aria del Garda: non l’Ora o il Pelér, ma quella di quando non si presenta né l’una né l’altro come nel terzo giorno del Mondiale. Usciamo, ciondoliamo, aspettiamo e, ovviamente, nuotiamo perché l’acqua è calda e la giornata splendida. Così, tra il nulla e il niente, arrivano le 16.30 e l’Intelligenza su A. Tutti a terra per la premiazione e un brindisi.
Sul podio più alto sale Lambertini, seguito da un ottimo Mascino che chiude secondo per un solo punto nonostante i due primi. Terzo, e che terzo, Fabrizio “Epoxy” Onofri. Morale della favola: Lambertini si porta a casa la coppa della Nazionale di Bracciano ma anche il Trofeo Manno Manni che, assegnato sulle rive del suo lago dalla moglie Violetta e davanti agli amici di sempre (Mario, Bruno, Chicco e tutti gli altri) acquista un significato davvero speciale. E qui arriviamo al brindisi, quello che facciamo ogni anno nel ricordo di Manno.
Grazie tutti e alla prossima! Nel frattempo, tanti saluti da Gardano: sembra il Lago di Garda, ma si chiama Bracciano.




