regata contender riva del garda, il podio
Anonimo Chiavarese

Anonimo Chiavarese

Tre giorni del Garda

Fontana vince, Mascino cresce

Soddisfatti e… rimborsati. Sì, perché dopo la prima giornata in cui “Riva non è Riva” e “il Garda non è il Garda”, il Paradiso della Vela ci ha restituito, nodo su nodo – interessi compresi – tutto quello che era mancato. Il risultato? Una bella regata: dura, difficile e dal sapore internazionale vista la presenza di Contender tedeschi, svizzeri, austriaci e persino olandesi. E a rendere ancora più affascinante la “Tre giorni del Garda” è stato il gemellaggio riuscito (tranne un incidente di cui vi diremo) con gli amici dei Fireball e quelli dei 505 che correvano la Riva Cup a cui hanno partecipato, oltre agli italiani, equipaggi americani, australiani, spagnoli, tedeschi, francesi, inglesi, polacchi. Diciamolo: oltre ottanta barche da così tanti Paesi sono un gran vedere e fa piacere notare che la nostra, con 35 iscritti, è stata la Classe più numerosa, superando di uno scafo i 505 (34) e addirittura di venti i Fireball (15).

Ha vinto il più forte, non solo perché si tratta del campione in carica, ma perché dopo un inverno senza allenamenti Davide Fontana è salito in barca e ha offerto spruzzi d’acqua a (quasi) tutti. E poiché il primo giorno aveva un impegno a terra, Davide, anziché modificare l’agenda ha lasciato il campo di regata dopo aver chiuso la prima prova con un ottimo secondo. E che fai, te ne vai sul più bello?  E le altre prove? E la classifica? “Scusate, ho da fa’ ”.

 

Il vento e l’agenda

Sì, Davide ha vinto così, con una mano sul timone e un occhio all’orologio, incastrando appuntamenti e regate con venti nodi… Ma andiamo con ordine.

La prima prova inizia con un’arietta più simile a Porto Corsini che a Riva del Garda. E infatti Stefano Casadaei, sentendosi a casa, azzecca bordi e passo, girando nettamente in testa. Il vento, già poco, cala però quasi dal tutto e a cinquanta metri dalla boa del laschetto, quello dell’arrivo, il Comitato annulla la prova.

Nel frattempo l’aria aumenta e si parte con una decina di nodi piuttosto ballerini. Davide, che sente l’impegno vicino, decide di non avere tempo da perdere: parte primo, gira primo e arriva (quasi) primo, superato all’ultima poppa dall’austriaco Gunther Wendl. E siccome si è fatta una certa, come dicono a Roma e probabilmente anche a Civitavecchia, ecco che il nostro prende la strada di casa tra lo stupore generale e dell’austriaco in particolare: “Where are you going?”. “I have an appointment” (trad. “ho da fa’ ”). Terzo chiude Paolo Mascino che con le posizioni da podio comincia ad avere una certa confidenza.

 

La scelta di Bruno

L’aria cala ma non molla, così si parte per la seconda prova (o quasi terza, fate voi). E qui succede il fattaccio, perché durante la partenza il vento gira a sinistra di un bel trenta-trentacinque gradi, trasformando il bordeggio in un lato praticamente unico. Logica vuole che in queste condizioni tutti partano in boa. Tutti tranne Orfino: l’astuto segretario, vista la folla, decide di partire mure a sinistra in barca giuria e in beata solitudine. Scelta suicida? Tutt’altro, perché Bruno viaggia libero e soprattutto prende per primo l’arietta che rinforza e che, come la fortuna, premia gli audaci. Gira nettamente in testa poi, al secondo lasco che in realtà è una poppa piena, il vantaggio svanisce con l’aria che cala, tanto che la giuria decide di dare l’arrivo alla fine della seconda bolina. Stefano Migliarini, gran maestro di ariette a bordo del suo nuovo Bonezzi di legno (ex Salvatore Timpano) lo supera e taglia per primo: secondo Bruno, terzo ancora l’austriaco Wendl che chiude in testa la prima giornata.

 

Cento salamelle per cento barche

La sera, tutti da BonezziSailing, il cantiere dove Luca ha organizzato un mega party per festeggiare la centesima barca: birra e salamelle come piovesse (e infatti piove) cucinate ad arte dal duo Mascino-Lambertini. Avete letto bene, Antonio non ha potuto partecipare alla regata (“ho da fa’ ”) ma non poteva certo perdersi la festa del centenario! Da segnalare l’abnegazione di Michele Castagna che ha passato la serata a tagliare, con micrometrica precisione, fette di formaggio da mettere nei panini. Alle sue spalle, appese alla parete, la numero cento di Luca e la prima barca di Vito. Una bella immagine, una bella storia e una bellissima serata.

 

Garda is back

Il mattino dopo ci vuole poco a capire che il Garda è tornato Garda. Quindici, sedici nodi di puro godimento con sole, aria calda e… grande vela.

Ho da fa’ ” si ripresenta più motivato che mai sapendo che, per annullare i “danni” dell’appuntamento del giorno prima, non ha più cartucce da sbagliare, ma solo bersagli da centrare. E poiché la partenza favorisce la boa, eccolo che parte mure a sinistra davanti a tutti, come Marco Ferrari all’Europeo di Arco. Non solo sfila davanti a tutti ma, avendo una virata in meno, arriva per primo alle fatidiche rocce, quelle dove il vento gira e rinforza. Gli unici che riescono a stargli dietro fino al traguardo sono Luca Bonezzi e Paul Verhallen. Nella seconda prova (quarta in generale) “ho da fa’ ” ci riprova, ma Paul Verhallen si butta sulla sinistra, e prende il vento che inizia a divedersi in due. Vince Paul davanti a Davide e a un ottimo Fabrizio Onofri.

Terzo giro, terza regata. Il vento aumenta ancora un po’ e Davide si scalda. Mette il turbo e gira con distacco esibendosi nella poppa in piedi che avevamo visto agli Italiani di Follonica. Secondo è Luca Bonezzi e terzo Paolo Mascino che, nonostante i dieci chili persi negli ultimi due mesi (ma uno va a dimagrire proprio prima di Riva?) comincia a prendere le misure di come si porta il Contender anche nell’alto Garda.

 

Vento a go-go

Domenica le previsioni danno meno vento e soprattutto un temporale verso sera. E mai previsione fu più sbagliata, non per il temporale che si presenterà puntuale, ma per il vento che dopo qualche indecisione soffia. Eccome, se soffia.

I quindici nodi in partenza sono un antipasto, perché poco dopo l’anemometro comincia a scaldarsi con la base che sale e le punte che superano allegramente i venti-ventidue nodi se non di più. Ma non è finita, perché la sensazione è di essere sopra un campo minato, come quei videogame dove le sorprese spuntano una qui, l’altra là. Chi non si fa sorprendere è Paolo Mascino che, non solo cammina (credetemi, cammina proprio) ma le azzecca tutte, superando persino “ho da fa’ ” costretto a un 360 per un contatto con la boa del laschetto finale. Secondo Bruno Orfino e terzo Davide Fontana.

Le mine, tanto per chiarire, sono almeno tre: una sotto le rocce, perché è vero che laggiù c’è più aria e dà buono, ma a volte ti infogni e non è bello. La seconda è poco prima della boa di bolina, dove il vento cala, gira a sinistra e crea un dubbio: vado in lay-line con il rischio di cadere in basso, o vado oltre, molto oltre, con il rischio fare troppa strada? La terza mina è nel bordo di poppa, dove in mezzo c’è il vuoto: tornare verso le rocce dove c’è più vento ma si allunga, o dritti in boa con meno strada ma poco passo?

Il videogame intriga Paul Verhallen, olandese davvero “volante” perché l’unico a passare indenne sopra trappole e buchi, tanto da chiudere con buon distacco davanti a Paolo Mascino (rieccolo) e a Davide Fontana. In attesa dell’ultima prova il vento si scatena e molti – con coraggio, vista la poppa non proprio agevole – tornano a terra temendo il peggio. Mascino è in trance agonistica e chiude primo anche la prova con ventone, davanti a Verhallen e al “solito” Davide Fontana.

 

La Nazionale più bella e dura dell’anno la vince dunque Fontana: veloce, deciso e in grado di gestire senza problemi l’handicap del primo giorno. Ma alle sue spalle troviamo un Paolo Mascino in forte, fortissima crescita: dopo il bel terzo posto nelle ariette romagnole, eccolo alle spalle del vincitore con un’aria del tutto diversa. Terzo, un bravissimo Luca Bonezzi che dopo il primo di San Vincenzo e il secondo di Porto Corsini sale nuovamente sul podio.

 

Tra uno spruzzo e l’altro…

 

. Nella prima prova del secondo giorno, Stefano Migliarini rompe una sartia, torna a terra e salta anche le prove del giorno dopo. Un vero peccato, perché dopo il primo posto nell’aria leggera della seconda prova poteva dire la sua anche nelle regate più impegnative.

 

. Bella la performance di Michele Castagna che nel ventone di Riva ha mascherato l’anagrafe con una grinta e una resistenza da “giovane” derivista: virate e controvirate per liberarsi, recuperi di bolina e aggressività nei laschi. Bravo.

 

. Chi merita una standing ovation è Gigi Tezza: regatare a Riva con una gamba sola (avete visto il ginocchio destro di Gigi?) non è da da tutti. In attesa di una operazione che lo terrà fermo per alcuni mesi, Tezza non ha fatto una piega: è salito in moto tutti i giorni (sì, Gigi viaggia sempre in moto) per uscire insieme a noi con ogni vento.

 

. Tre Nazionali, tre diversi vincitori: Bonezzi a San Vincenzo, Casadei a Porto Corsini, Fontana a Riva del Garda. In attesa di Ancona (vietato mancare) è evidente che il Carlini quest’anno non ha un dominatore annunciato. E questo rende ancora più interessante e aperto il mega-campionato di Gravedona. Se non vi siete ancora organizzati, fatelo. Quest’anno ne vedremo delle belle.

 

. Durante un calo di vento Filippo Testa si tira la barca sopravvento. E’ in acqua quando un 505 gli passa accanto e lo prende in pieno. Solo (?) una botta e un’abrasione sul capo ma poteva andare molto peggio. Diciamo che correre con i Fireball è un piacere e non crea problemi, mentre regatare con venti nodi accanto ai 505 è tutto un altro film: grande spettacolo… ma anche una certa apprensione.

 

. L’ultima riflessione riguarda un nostro amico passato con grande successo su un’altra barca: dopo aver dominato le prime due giornate Steven Borzani ha caricato il suo Fireball e saltato le prove della domenica. Il motivo? “Ho da fa’ ”. Che volete, i contenderisti, di oggi e di ieri, sono fatti così.

 

Anonimo Chiavarese

 

Classifica Contender Riva del Garda 2022

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