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Anonimo Chiavarese

Dura, Leggera, Tecnica: Castiglioncello si fa in tre

Il reseconto della Nazionale di Castiglioncello del 2017, caratterizzata da condizioni diametralmente opposte. Con tanto di visita all'ospedale...

Quindici a terra e due all’ospedale. Se l’obbiettivo era rompere il ghiaccio e riprendere confidenza con l’amata barchetta, diciamo pure che la prima giornata, a Castiglioncello, l’ha vinta proprio lui, il ghiaccio. Già perché il combinato disposto tra vento forte, onda alta e poco allenamento ha messo a dura, durissima prova i 27 che si erano presentati alla prima Nazionale del Trofeo Carlini. Che le cose non fossero semplici lo si capiva dal mattino di sabato, perché mentre in spiaggia abbondavano bikini e crema solare, al largo c’era quella inconfondibile striscia bianca di onde e di vento che solo il maestrale, quello vero, riesce a fare. Una specie di Santa Cruz in miniatura, con il paradiso di qui e l’inferno di là. E il problema, in questi casi, è che quando sei tranquillo e rilassato nel primo, è difficile immaginare come possa essere il secondo. Per farla breve, tutti, ma proprio tutti mettono la barca in acqua ed escono. Ai primi frangenti (e alle prime scuffie) non tutti però se la sentono di restare fuori a litigare con il vento e con le onde. I meno allenati danno prova di grande saggezza e rientrano subito a terra. Qualcun altro prova a resistere ma, come a volte accade, non fa i conti con quell’oste che da queste parti si chiama sfiga. È il caso di Giulia Martello che si stira il legamento del ginocchio destro e deve essere portata subito a terra per essere accompagnata all’ospedale. Ma è soprattutto il caso di Gigi Tezza che dopo aver lavorato tutto venerdì per sistemare il timone nuovo, lo rompe adesso nel giro di un amen. Vista la mala parata, Gigi tira subito giù la randa che prontamente (la sfiga è sfiga) si blocca a metà albero. Non ci vuole molto a capire che con quelle onde, niente timone e la randa che non sale e non scende la situazione non è delle migliori. Se a questo aggiungete gli scogli che si avvinano e la stagna che non tiene (traduzione: si riempie d’acqua) cominciate forse ad avere una idea del dramma che sta montando. Il gommone arriva subito, ma Gigi prova a resistere e a raddrizzare inutilmente la barca. E questo, forse, sarà il più grande (anche se comprensibile) errore: perché preso dalla grinta e dall’orgoglio, il nostro non si accorge che le energie calano e il freddo aumenta. Quando Gigi, finalmente, getta la spugna, il suo corpo è già entrato in ipotermia che, per chi non lo sapesse, è una cosa dannatamente seria. Il gommone plana in porto dove c’è un’ambulanza che aspetta e che corre a sua volta in ospedale dove ricoverano Gigi in codice rosso. Il film dell’orrore, come altro chiamarlo, finisce il giorno dopo quando Tezza ricompare al porticciolo dopo una notte in osservazione a raccontare di coperte termiche, di stufe accanto al letto, di flebo con liquidi caldi…

E gli altri? Già, perché mentre Gigi e Giulia visitavano gli ospedali toscani, in acqua giravano il remake della sporca dozzina: dodici Contender dodici che planavano tra le boe in piena trance agonistica. Vince Benvenuti che passa Fontana all’ultima bolina, terzo un velocissimo Carini, che dopo essere rimasto bloccato alla prima boa (un groviglio di scuffie e collisioni con tanto di boma spezzato) recupera posizioni su posizioni. A terra complimenti e commenti non si limiteranno alle gesta dei primi tre, ma a quelle di tutti i dodici.

Il secondo giorno la Santa Cruz toscana si rilassa e mostra il lato tranquillo della vita: nessuna striscia bianca al largo e un maestralino di otto, dieci nodi condito da abbondanti quantità di sole. La giuria mette il campo a terra e sono tanti quelli che decidono di sfidare la risacca (l’onda è ancora lunga) andando virare sotto gli scogli per prendere il buono. La mossa funziona la prima volta, nel senso della prima bolina della prima prova, perché dopo il vento comincia a ballare. Traduzione: dalla seconda bolina in poi niente bordi scritti, ma libero spazio alla fantasia. Quella di Roberto Mazzali, ad esempio, che vince la prima prova e colleziona due secondi nelle altre due. O quella di Davide Fontana, che riesce a prendere il ritmo dei buoni e degli scarsi e a vincere con merito la seconda prova della giornata. O, ancora, la fantasia vivace di Guido Ciccotti, che mentre tutti andavano ancora sugli scogli e a raccogliere cozze, si porta solitario al largo per vincere con distacco la terza e ultima prova di giornata. Risultato: quattro prove con quattro vincitori. Tra questi, a sorpresa, non figura Lambertini che, ribattezzato “Give Me Five”, colleziona tre quinti posti su quattro. Colpito nell’onore, Antonio “Dammi il Cinque” decide che è ora di cambiare musica. Nel frattempo cambia anche il vento, che adesso è da Sud con un dieci nodi a crescere. Saranno le nuove condizioni, sarà la cena della sera prima, sarà che oggi è lunedì, ma intanto Antonio si sveglia, vince tre regate su tre e si porta a casa la prima prova del Carlini 2017, davanti a Mazzali e Benvenuti.

Che dire, bellissime regate con tre giornate tutte diverse tra loro: quella dura, quella leggera e quella tecnica. Peccato per Gigi e per Giulia ma, nello stesso tempo, complimenti ai soccorritori che hanno saputo muoversi in condizioni davvero difficili. E complimenti al Circolo che in uno spazio inesistente (una spiaggetta e nulla più) è riuscito a organizzare un evento di qualità. Unico neo… la partenza: non quella in acqua, ma quella a terra con le barche in coda lungo la stradina in salita per aspettare che i carrelli stradali potessero scendere a turno per venire caricati. Il risultato? Ore di attesa, qualche partita a carte e quel coro che, lento, lento, saliva dalla spiaggia: ridaceti la pineta!

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