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Luca Bonezzi davanti al tempio di Segesta
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Anonimo Chiavarese

Luca concede il bis: Campione Italiano in Magna Grecia

Welcome to Paradise: un bellissimo campionato in un posto da sogno. A vincere è di nuovo Luca Bonezzi, ma Daniel Chiesa ci è andato veramente vicino

Gli arancini di Bonezzi. Non sappiamo se Montalbano sia mai andato su un Contender, ma siamo certi che se Camilleri avesse visto la foga con cui Luca divorava quelle prelibatezze di riso e ragù, il secondo libro della fortunata serie – “Gli arancini di Montalbano” – avrebbe cambiato titolo oltre che protagonista. E Luca, quell’altro, Zingaretti, lo avremmo forse visto girare per le vie di Sferracavallo anziché per le stanze della questura di Vigata. Non ci credete? Allora ascoltate quello che sto per dirvi. Perché l’Italiano di quest’anno, credetemi, non è stato soltanto un grande campionato.

Tra Grecia e Val Gardena
Prima, però, vi devo dire del posto. Avete in mente un villaggio di pescatori al centro di una baia con l’acqua verde? Bene, aggiungete intorno montagne di roccia a picco ed eccovi a Sferracavallo, una miscela di mare e montagna, Grecia e Val Gardena a venti minuti da Palermo. E non è finita, perché i palermitani, che di cucina se ne intendono, quando decidono di mangiare pesce – fresco, buono e a poco prezzo – vengono in questo microscopico paesino: il Brigantino, il Delfino, da Emanuele, Senza Spine, Rosso di Sera…

La base nautica nella baia di Sferracavallo
Acqua verde e rocce a picco

Da Trieste in giù
Sì, è proprio qui che tra il 9 e il 10 giugno cominciano ad arrivare carrelli carichi di Contender: come i quattro di Ancona o i sei (già, sei) raccolti e portati da Lambertini “da Trieste in giù” come cantava la Carrà. O ancora come i due olandesi che, persa la retta via con il carrello doppio, devono andare fino a Isola delle Femmine prima di poter fare inversione in quel labirinto di strade, stradine e macchine in doppia fila.

Il furgone di Lambertini e i Magnifici Sei

Sabato si esce per prova. E già l’impatto con l’acqua del porto è impressionante, con il fondo a vista e i pescatori che buttano le reti proprio lì dove hai appena abbassato il timone. Fuori il vento è poco ma quanto basta (qb come direbbe il farmacista Ciccotti) per portarci ben oltre l’Isola delle Femmine: non il paese dove gli olandesi hanno girato il carrello, ma lo scoglio di roccia e gabbiani che sta proprio di fronte.

Le granite di Lollo
Domenica si comincia. O almeno si dovrebbe. Perché ci vuole poco a capire che il vento non sarà “quanto basta”, ma molto meno. Tutta colpa del duello tra il termico che viene da est e il gradiente che spinge da ovest e che, algebricamente, provoca il nulla assoluto. Dramma e delusione? Nient’affatto. Perché con le dritte del simpatico Lorenzo “Lollo” Bianchini, istruttore di Arco che da due anni allena qui le sorelle Giunchiglia, campionesse italiane di 49er, scopriamo le granite della Delizia, una gelateria che diventa subito il nostro punto di consolazione. Niente vento? Granita di mandorla. Troppo caldo? Granita di limone. Annoiato? Granita di mandarino…

Lorenzo “Lollo” Bianchini

Sarà l’anno di…
Lunedì il vento da ovest ha la meglio sul termico da est. Saranno sei, sette nodi ma sufficienti a farci entrare in acqua per quella che sarà una lunga giornata di vela. Si parte seduti sul bordo con un 260 stabile. Chiandussi, Onofri e Chiesa si buttano a terra cercando la famosa “convergenza” dei manuali meteo (quando il vento è parallelo alla costa e la costa a sinistra, buttati a terra che il vento rinforza). Risultato: Onofri, che sembra avere una marcia in più, vira in layline e gira primo, tanto che una domanda comincia a circolare tra le barche: “Sarà mica l’anno di Fabrizio”? Alla poppa le cose cambiano perché il superleggero (e superbravo) di Milano, al secolo Chiandussi, mette il turbo e chiude primo davanti a Chiesa e Onofri. Nuova domanda tra le barche: “Sarà mica l’anno di Adriano”?

Il vento gira a 270 ma i nodi non cambiano: sei o sette, non di più. Questa volta a cercare la convergenza ci vanno in tanti, ma soprattutto Daniel Chiesa che con la sua bella vela in laminato leggero mostra un passo da bersagliere: gira primo e chiude i giochi davanti al megapresidente Mazzali e al megasegretario Orfino. E vista l’aria che (ancora) non tira e l’abilità diabolica del neozelandese di Lerici la domanda cambia di nuovo: non sarà mica l’anno di Daniel?

Il vento gira ancora, e siamo a 280, con i nodi che aumentano di poco e i primi trapezietti in piedi. Daniel è in grande forma: parte bene, cammina bene e regata meglio chiudendo primo davanti a un risvegliato Bonezzi e al solito Chiandussi. A questo punto i dubbi cominciano a sparire: sì, è proprio l’anno di Daniel.

Quattro regate quattro
Visto il bidone del giorno prima e l’arietta che non molla, il Comitato decide giustamente di tenerci fuori per una quarta partenza. E visto il trend a destra e l’ora del girasole, uno direbbe di buttarsi fuori in cerca di un 290 o forse più, giusto? Sbagliato, perché il vento non solo non gira, ma rinforza proprio lungocosta, cioè a sinistra dove si butta giustamente Bonezzi che gira primo e chiude con distacco davanti a Mascino e ancora Chiandussi. Chiesa è solo sesto, ma grazie allo scarto, è primo in classifica generale davanti ad Adriano e a Luca.

Circolo a cinque stelle
La sera grigliata al circolo, che non è dove teniamo la barche, ma dalla parte opposta della baia. E qui cadono le prime mascelle, perché quello in cui entriamo non è un normale club velico ma un resort a cinque stelle: giardini, calette, tavolini sull’acqua… e se ci iscrivessimo tutti a Sferracavallo?

Martedì c’è una novità, perché il vento gira a est (50-55) e si somma finalmente con il termico. Saranno otto, nove nodi ma sufficienti a distendere le gambe al trapezio. Poiché il vento è lungocosta ma la terra è a destra, i manuali invocando la “divergenza” suggerirebbero di andare al largo, giusto? Sbagliato! Perché Chiandussi, Mazzali e Bonezzi si buttano sotto costa, virano in layline e girano con distacco davanti agli altri. Alla fine Adriano scivola terzo mentre il megapresidente chiude primo davanti a Luca. Chiesa è quinto e i giochi si riaprono: ma questo benedetto anno di chi è?

Tempo di una banana, anzi mezza, e si riparte con il vento che si stabilizza sui dieci nodi: non è ancora da Oscar, ma poco ci manca e infatti la alzeranno dal gommone all’inizio del primo lasco. Mascino parte secco in barca, vira e si butta subito mure a sinistra verso la roccia. La nuova Olimpic in laminato, con l’aria fresca, sembra pennellata sull’albero e il passo di Paolo è quello di un aliscafo: vincerà senza problemi ma alle sue spalle c’è il trattorino Bonezzi che comincia a prendere gusto. Terzo un ottimo Mazzali. Il pallottoliere a questo punto va in tilt perché è chiaro che il campionato verrà deciso all’ultima prova: Luca, Daniel o Paolo? E che di dire Bob e Adriano?

And the winner is…
Il vento aumenta ancora e si parte con la Oscar. Mascino e Mazzali si buttano nuovamente sottocosta per virare secchi in boa: Luca fa lo stesso ma vira prima della layline. E sarà la mossa giusta, perché uscendo dal promontorio il vento gira a destra e, con un molto vang e la barca appruata, riesce a prendere la boa da sotto. Il resto è una cavalcata solitaria per chiudere davanti a Paolo, Bob e Daniel, ma soprattutto per vincere, per il secondo anno di fila, il titolo di Campione Italiano. Secondo, per un soffio, è Daniel Chiesa ed è bello, davvero, vedere i due che scuffiano per gioco dopo il traguardo e si complimentano a vicenda. E molto sportivo l’omaggio che Luca farà a Daniel nel discorso dopo la premiazione. Già, e volevate un campionato divertente e combattuto… dovevate proprio venire a Sferracavallo. Per non parlare degli arancini. Pardòn, arancine.

The Winner
Daniel e Luca: lotta fino all’ultimo nodo

Sferracavallo dalla A alla Z (o quasi)

A come Adriano. Quando trova le sue condizioni Chiandussi è davvero imbattibile: preciso, veloce e tatticamente perfetto. L’impressione è che il suo habitat naturale ormai non sia più il vento leggero ma anche quello medio. E prima o poi la zampata arriverà.

Adriano Chiandussi

B come boe. Fucsia e motorizzate, erano molto facili da vedere e da spostare. Hanno permesso al Comitato di modificare rapidamente allineamento e campo e farci partire a raffica una regata dopo l’altra. Unico inconveniente, la linea di partenza veniva decisa poco prima dei quattro minuti. E questo, per chi è abituato a prendere la linea prima dei cinque minuti controllando il gommone che si sposta dal pin, ha rappresentato un vero problema: ma come, fino a poco fa erano venti gradi di buono in boa…

Le boe fucsia

C come campione. Che ovviamente è Luca Bonezzi: conferma il titolo dello scorso anno ma soprattutto una forma smagliante che non accenna a calare, anzi. Ha un passo veloce e una tattica vincente. Non è più il figlio di Vito e il fratello di Andrea. E’ semplicemente Luca. E scusate se è poco.

Big Bamboo

D come Daniel. Come l’Inter, sua squadra del cuore, ha sfidato alla pari il prestigioso City, così Daniel ha sfidato e messo in difficoltà il campione in carica. Alla fine non sono arrivate né la Champions né il titolo Contender, ma la soddisfazione di averci provato e di esserci andato vicino è più grande della delusione. Anche qui la zampata è in arrivo.

F come Francesco. De Falco si è presentato con carrello, barca e… una gamba zoppicante, colpa di un strappo rimediato giorni prima per evitare che la moto (200 kg) cadesse a terra. Non è uscito in acqua, non poteva, ma è stato sempre con noi e alla fine il campionato è come se lo avesse fatto anche lui.

Con una gamba sola: Francesco De Falco

G come Giunchiglia. Il presidente del Circolo, Giuseppe, ha insistito molto perché il campionato si facesse da loro. E ha avuto ragione. La sua strategia è fare di Sferracavallo un punto di richiamo per le barche tecniche e gli equipaggi che vogliono allenarsi bene, anche d’inverno. Il suo sogno è chiedere appoggi per non far pagare i traghetti a chi vene per regatare. E questo, non per un favore al circolo, ma per la Sicilia tutta: perché una volta che hai visto il posto, ci tornerai tante altre volte per i fatti tuoi. Impeccabile.

 

H come Hotel. In realtà ci siamo divisi tra le tante case vacanza e la splendida foresteria del circolo: tante casette con giardino e terrazza sulla baia. Chi scrive ha trovato una casa stupenda davanti al mare e a ridosso della montagna, al punto che stiamo già pensando di tornare. Giunchiglia docet.

I come innamorati. E come altro definire Melanie Wendl e Matthias Kuck – lei austriaca, lui tedesco – che facevano coppia a terra e coppia in acqua? Il giorno di poca aria li sentivi parlare in continuazione: non capivo nulla, ma a naso era lei che istruiva lui su dove andare e quanto cazzare. Il giorno con più aria ho smesso di sentirli ma solo perché a un certo punto lei, molto più brava, deve avergli detto: bello, o ti dai una mossa o ci vediamo a terra. E così è stato.

Matthias & Melanie

L come Lamborghini, al secolo Lambertini. Il primo giorno Antonio ha montato la Dole in laminato presa in Austria lo scorso anno. Non è stata una scelta felice perché con la poca aria il passo non era quello solito e il rischio di stallare molto elevato. Il secondo giorno è tornato al dacron ma, per recuperare in classifica, ha tentato troppe volte il tutto per tutto. E in un campo con i bordi (quasi) obbligati non ha pagato.

Antonio “Lamborghini”

M come Mascino ma anche come Marco, i tre Marco. Cominciamo dal primo: il primo giorno, con la Olimpic nuova in laminato, Paolo ha sofferto l’arietta e l’ondina. Il secondo giorno, con la vela ben distesa ha ingranato il turbo. Ottimo passo e grande tattica ma questa, lo sappiamo, non è una novità. Chiude ottimo terzo ma, anche lui, ha la zampa calda.
Marco Metalpa si è presentato con moglie, figlia e l’inseparabile drone, che fa ormai parte della famiglia. Paradossalmente è andato meglio il terzo giorno con più aria che il secondo con poco vento. Buon passo e tattica molto migliorata.
Marco “Batman” Conti è venuto una settimana prima e alla fine lo vedevi seduto all’ombra assieme ai vecchi pescatori. Uno del posto, insomma. Dicono che al Brigantino, dove faceva tappa fissa, siano molto preoccupati: era diventato uno di famiglia poi, all’improvviso, è sparito assieme a quelle strane barche. Avete notizie? Del terzo Marco vi dirò dopo (lettera S).

Paolo Mascino

 

N come numeri. E’ inutile girarci intorno: 26 iscritti, di cui cinque stranieri, sono davvero pochi per un Campionato Italiano. Però, dopo il record di Gravedona (ottanta barche) era giusto tentare qualcosa di diverso. E chi ha avuto la fortuna di esserci lo ricorderà per molto tempo.

O come Onofri e Orfino. Con la randa nuova (la Olimpic 2023, un pelo più magra) Fabrizio ha ritrovato il passo e il sorriso. Davvero il primo giorno sembrava che il più veloce fosse lui, girando davanti alla prima boa sia della prima che della seconda regata, segnata però da un Ocs. Qualche errore di troppo, ma la strada è quella giusta.
Il megasegretario invece ha finalmente collaudato l’ormai famosa deriva “Made by Orfino”. Con poco vento ha sofferto, ma appena l’aria aumentava accendeva le eliche. Ormai, come disse già un anno fa Lambertini, il piccolo Bruno è uomo da vento.

P come Panzeri e Pelizza. Che il gruppo di Ancona fosse forte lo sapevamo, ma Filippo (Panzeri) è stato la ciliegina sulla torta: ultimo acquisto del gruppo nel giro di un solo anno ha raggiunto gli altri, soprattutto nella tattica. Francesco (Pelizza) ha cambiato sia barca che vela e sembra molto più a suo agio.

Francesco Pelizza

S come “Lo Svizzero”. E chi altri se non Marco Giraldi, il più italiano degli svizzeri o viceversa? E’ da anni che il campione rossocrociato in carica si presenta ai nostri appuntamenti più importanti e questa volta non poteva mancare. Ha cambiato anche lui randa (dalla GardaSail alla Olimpic) ma l’ha provata per la prima volta in Sicilia e ha avuto qualche difficoltà di adattamento.

Marco Giraldi

T come Terminator. E’ il premio a cui siamo più affezionati, perché sintetizza lo spirito del Contender: tenere duro e “terminare” tutte le prove. Lo ha vinto Gianluca Fulgenzi, padre di una giovanissima campionessa di windsurf. Grande acquisto della Classe, anche lui fa parte della scuola di Ancona.

Gianluca “Terminator” Fulgenzi

U come U flag. L’abbiamo vista poco, ma per due volte è stata issata subito dopo un paio di partenze… troppo precipitose.

Z come Zampighi. Si è presentato l’ultimo giorno ed è stata una vera sorpresa. Avrebbe fatto volentieri parte della flotta anche lui, ma per lavoro e altri impegni ha dovuto spostare la partenza per fare comunque una bella vacanza. Molto bello vederlo con noi alla premiazione.

Ho dimenticato qualcuno e tralasciato qualche lettera. Per i primi me ne scuso, per le seconde ne aggiungo subito una:

E come… “e che altro dire”? E’ stato un campionato bellissimo, molto divertente e davvero combattuto. Ha vinto certamente il migliore perché Luca, partito con il freno a mano, ha saputo aumentare il ritmo regata dopo regata. Poteva essere l’anno di Daniel, che c’è andato veramente vicino, ma la sensazione è che ormai siano in tanti pronti a tentare il colpaccio, segno che il livello è diventato davvero alto.

Buon vento a tutti,
Anonimo Chiavarese

Qui la classifica definitiva:

 

E questo l’elenco dei premiati:

1° Luca Bonezzi – Campione Italino Contender 2023

2° Daniel Chiesa

3° Paolo Mascino

1° Over 60 Luca Landò

1° Femminile Melanie Wendl (AUT)

1° Under 70 kg Adriano Chiandussi

Premio Terminator Gianluca Fulgenzi

 

 

 

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